Vivon eglino pieni di possanza:
hanno il fiato dei boschi entro le nari;
i gioghi venerandi han per altari, 120e di sé fanvi testimonianza.
Più non li vedi, o uomo. Nel tuo petto
il cor si sface come frutto putre.
E la Terra materna invan ti nutre
de' suoi beni. Tu plori al suo cospetto!
125Mi rinvenne l’Egípane divino.
Possentemente rise in suo pél falbo;
poi tolsemi per trarmi di fra gli àlbori
umidi: mi credea gonfio di vino.
Dava schiocchi la lingua sua salace 130mentr’ei m’aprìa. Ma pél non gli tremò
quando scoperse il teschio e il grumo; “To’„
disse “nell’otro il capo del gran Trace!„
E sopra l’erba mi sgravò del reo
peso, mi scosse. Poi raccolse il teschio, 135lo rotò, lo scagliò forte nel Serchio
gridando: “Tu non sei capo d’Orfeo!„