stridor di carri, ànsito di giumenti
io conobbi, e il guatar del sitibondo.
Io valsi più che l’universo mondo 40al desiderio delle fauci ardenti!
O uomo, da benigni iddii tu hai
le tue seti. Il garòfolo e il papavero
non così vividi ardere mi parvero
come la bocca tua che dissetai.
45Non il capro, onde tratta fui sua spoglia,
mai si precipitò come chi volle
bere da me. Tutto lo feci molle.
Oh gaudio della gola che gorgoglia!
Mani cupide premono i miei fianchi 50turgidi (sembra che gli arsi occhi bevano
prima che i labbri) mani mi sollevano
su arsi volti, di polvere bianchi.
Va da me per le vene al cor profondo
la mia liquida gioia, al più remoto 55viscere. Oh bene immenso! Eccomi vòto.
In dieci gole ho dissetato il mondo.