Mi soffermo, intenta al trapasso.
Onda non si leva. L’albèdine
è immota. Odo fremere in basso,
108a’ miei piedi, l’ali d’alcèdine.
Bianche si dilungan le rive,
tra l’acque e le sabbie dilegua
la zona che l’arte mia scrive
112fugace. Sorrido alla tregua.
A’ miei piedi il segno d’un’onda
gravato di nero tritume
s’incurva, una màcera fronda
116di rovere sta tra due piume,
un’arida pigna dischiusa
che pesò nel pino sonoro
sta tra l’orbe d’una medusa
120dispersa e una bacca d’alloro.
Vengono farfalle di neve
tremolando a coppie ed a sciami:
nella luce assemprano lieve
124spuma fatta alata che ami.