Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/226


DELLE LAUDI - LIBRO

tra l’aquilino sangue e il sangue icario.
Ah, non temetti il suo giudicio, o Sole.
255Parvemi, quando apersi il pugno ostile
e la nemica ricoprì la rupe
alfine spenta, parvemi che tutta
la sua virtute aligera mi fosse
nelle braccia e negli òmeri trasfusa
260e m’agitasse i fragili precordii
una immortale avidità di volo.
L’alto vertice solo
e l’esanime preda era con meco,
e il dio della lucifera quadriga.
265Pregai: ‘Divino auriga,
questa vittima t’offro in olocausto
perché tu mi sii fausto
se dato mi sarà tentar le vie
dove agiti le tue criniere bianche.
270Il torace le viscere le branche
e il gran capo rostrato
in un fuoco di sterpi e d’erbe io t’ardo
e la canna del dardo.
Concedi, o dio magnifico, se m’odi,
275concedimi che immuni dalla brace
io dell’aquila serbi l’ali forti
e con meco le porti
perché le veda entrambe il padre mio


- 216 -