belare in mezzo al dìttamo crinito,
e l’odore dell’erba vulneraria
mescevasi nell’aria
tremula con l’odor dell’aquilino 205sangue che d’ogni sangue è più vermiglio.
Col rostro e con l’artiglio
fu pronta la satellite di Giove
a combattere contra il feditore
su la rupe inconcussa. 210Allora io dissi: ‘Augusta,
se tu sei senza volo, io sia senz’armi.’
E disdegnai ritrarmi
qual uomo a saettarla di lontano.
Ma gittai l’arco; e mi fasciai la mano 215con il corame della mia faretra,
mi fasciai la man destra
a difesa degli occhi minacciati
dal becco adunco. Feci impeto, entrai
in un selvaggio fremito di penne; 220in un orrendo strepito di penne
come in un nembo fulvo preso fui
dalla possa grifagna;
sentii fuggirmi sotto le calcagna
la rupe e gridai forte. 225Combattemmo nel rombo della morte.
Io con la destra le afferrai la strozza