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TERZO - ALCIONE



in sul vespero.
In sul vespero, scendo alla radura.
Prendo col laccio la puledra brada
che ancor tra i denti ha schiuma di pastura.

Tanaglio il dorso nudo, alle difese;
5e per le ascelle affero la naiàda,
la sollevo, la pianto sul garrese.

Schizzan di sotto all’ugne nel galoppo
gli aghi i rami le pigne le cortecce.
Di là dai fossi, ecco il triforme groppo
10su per le vampe delle fulve secce!


l’incanto circeo.
Tra i due porti, tra l’uno e l’altro faro,
bonaccia senza vele e senza nubi
dolce venata come le tue tempie.

Assai lungi, di là dall’Argentaro,
5assai lungi le rupi e le paludi
di Circe, dell’iddìa dalle molt’erbe.

E c’incantò con una stilla d’erbe
tutto il Tirreno, come un suo lebete!


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