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TERZO - ALCIONE


tra luci ed ombre, sotto il muto cielo
saettato da sprazzi porporini,
lottavano; e su i due corpi ferini,
120se le zampe le punte il fitto pelo

il crino irsuto il prepotente sesso,
io vedea con angoscia il capo alzarsi
di mia specie, agitare i ricci sparsi
quel vento d’ira sul mio capo istesso.

125E, gonfio il cor fraterno d’un antico
rimorso, tesi l’arco dell’agguato.
Ma l’uom co' pugni avea divaricato
e divelto le corna del nemico.

Udii lo schianto stridulo dell’osso
130infranto, aperto sino alla mascella.
Fumide giù dal cranio le cervella
sgorgarono commiste al sangue rosso.

L’erto corpo piombò nel gran riposo
con urto sordo; sanguinò silente;
135senza palpito stette; del cocente
flutto bagnò l’arsiccio suol pinoso.


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