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TERZO - ALCIONE

Quanti rivali, oh lune di Settembre,
cacciati avea da' freschi suoi ricoveri
e infissi nella scorza delle roveri,
80pria d’abbattersi al Tassalo bimembre!

Si scrollò, si squassò, si svincolò.
E le muglia sonavan d’ogni intorno.
In pugno al mostro un ramo del suo corno
lasciando, corse un tratto; e si voltò.

85Si voltò per combattere, le vampe
dalle froge soffiando e le vendette.
Il Tassalo gittò la scheggia; e stette
guardingo, fermo su le quattro zampe.

Un fil di sangue gli colava giù
90pel viril petto, giù per il pelame
cavallino il sudore. Come rame
gli brillava la groppa or meno or più

al sole obliquo che ferìa lontano
pe' tronchi, variato dalle frondi.
95S’era fatto silenzio nei profondi
boschi. Il soffio s’udia ferino e umano.


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