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TERZO - ALCIONE


Levava il braccio umano, dal bicipite
guizzante, a côrre il ramicel d’un pioppo.
Repente trasaltò, di gran galoppo
40sparì per mezzo agli arbori precipite.

Il cor m’urtava il petto, in ogni nervo
io tremando. Ma, nella mia latèbra
umida verde, l’anima erami erba
d’antiche forze. E udii bramire il cervo!

45L’udii bramir di furia e di dolore
come s’ei fosse lacero da zanne
leonine. Balzai di tra le canne,
vincendo a un tratto il corporale orrore,

agile divenuto come un veltro
50pe’ gineprai, per gli sterpeti rossi,
con silenzio veloce, quasi fossi
in sogno, quasi avessi i piè di feltro.

O Derbe, la potenza che desidero
è nei metalli che il gran fuoco ha vinto.
55Eternato nel bronzo di Corinto
ti darò quel che i lucidi occhi videro?


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