Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/169

TERZO - ALCIONE

io son osa talor nel mio giardino
chiuso carmi dedurre sotto il lauro.

Rivolgomi sovente e guardo s’Egli
10non apparisca a un tratto, l’Immortale.
Ma non mi trema il mio labbro fasciato.

Vivon nell’orror sacro i miei capegli
ma per l’angustia del mio petto sale
il superbo di Marsia antico afflato.

baccha.

O
H, chi mi chiama? Ah, chi m’afferra? Un tirso

io sono, un tirso crinito di fronda,
squassato da una forza furibonda.
Mi scapiglio, mi scalzo, mi discingo.

5Trascinami alla nube o nell’abisso!
Sii tu dio, sii tu mostro, eccomi pronta.
Centauro, son la tua cavalla bionda.
Fammi pregna di te. Schiumo, nitrisco.

Tritone, son la tua femmina azzurra:
10salsa com’alga è la mia lingua; entrambe
le gambe squamma sonora mi serra.


- 159 -