55e l’obliquo lenone, imputridito
nel vizio suo, dal lubrico angiporto
con abominio ci segnava a dito.
O Dèspota, tu dài questo conforto
al cuor possente, cui l’oltraggio è lode
60e assillo di virtù ricever torto.
Ei nella solitudine si gode
sentendo sé come inesausto fonte.
Dedica l’opre al Tempo; e ciò non ode.
Ammonisti l’alunno: “Se hai man pronte,
65non iscegliere i vermini nel fimo
ma strozza i serpi di Laocoonte.„
Ed ei seguì l’ammonimento primo;
restò fedele ai tuoi comandamenti;
fiso fu ne’ tuoi segni a sommo e ad imo.
70Dèspota, or tu concedigli che allenti
il nervo ed abbandoni gli ebri spirti
alle voraci melodìe dei vènti!
Assai si travagliò per obbedirti.
Scorse gli Eroi su i prati d’asfodelo.
75Or ode i Fauni ridere tra i mirti,
l’Estate ignuda ardendo a mezzo il cielo.