Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/127

TERZO - ALCIONE

Tu mi ghermisti fra natanti foglie.
L’ombra divina mi trasfigurò.
Un fiore subitaneo s’aperse
95tra i miei ginocchi. Vincolata fui
da verdi intrichi, fra radici pallide
come i miei piedi, con segreto gelo.
Il sol divino mi trasfigurò.
Anelli innumerevoli alle dita
100furonmi i raggi, pettini ai capelli,
monili al collo, e veste tutta d’oro.
O Aretusa, perché non ho il tuo nome?
Nascesti tu nell’isola di Ortigia
come l’amor del violento fiume?
105La Sirena scagliosa abbeveravi,
già fatto il vespero, al tacer dei flauti.
Diedi io le canne ai flauti dei pastori.
Io fui Cyane azzurra come l’aria.
L’acqua sorgiva mi restò negli occhi;
110la lenta correntia mi levigò.
O Glauco, ti sovvien della Sicilia
bella?" Ed io più non vidi la grande Alpe,
il bianco mare. Io dissi: “Andiamo, andiamo!„

“Ti sovvien della bella Doriese
115nomata Siracusa nell’effigie
d’oro co’ suoi delfini e i suoi cavalli,


- 117 -