vita dell’orbe mi fluì su gli òmeri
proni, con ineffabile 125melodia. L’Acheronte, il gran tartareo
pianto, anche sentii volvere
su me nel cieco suo pallore i petali
rapiti al prato asfòdelo.
Tutte l’acque rombarono crosciarono 130su me sommerso, tolsero
ogni terrestrità dal corpo immemore
della sua dura nascita.
E mi risollevai dio verso l’etere
santo; spirai grande alito 135che una nave d’eroi sospinse. Io auspice
apparvi agli Argonauti!
Di su la prora chino il cantor tracio
raccolse il vaticinio.
E presso lui, d’oro chiomato, florido 140della prima lanugine,
(sentendo l’immortalità, saltavagli
il cuore sotto il bàlteo
splendido) presso Orfeo figlio d’Apolline
era il fratello d’Elena.
145O Iddii profondi, richiamate l’esule,
la deità rendetegli!