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SECONDO - ELETTRA


XII.

S
OTTO l’immensa      gloria chino la fronte,

310il Dittatore      onniveggente è immoto.
Nel sacco rude      la sua mano s’affonda
e inerte sta,      immemore dell’opra.
Or è interrotta      l’opra del buon colono.
Ei più non vede      rilucere pe’ solchi
315le sue semente,      né ribatte le porche
ei con la marra      in suo pensiero. Ascolta
il vento e il mare      nella notte profonda.
Ascolta il rombo      del suo spirito solo.
Non ei toccò      la cima di sua sorte?
320Non proferì      la sua più gran parola
quando a quel re      sopraggiunto donò
il regno e solo      poi si ritrasse all’ombra
d’un casolare,      lungi alla bella scorta,
sol con taluno      de’ suoi laceri prodi?
325Triste è la bocca      nella sua barba d’oro,
ché le sovvien      del molto amaro sorso.
Era laggiù,      presso Teano, incontro
ai foschi monti      del Sannio, il donatore;
seduto all’ombra      era, su vecchia botte
330non più capace      di contener la forza
del vin novello.      Era l’autunno intorno;
ammutolito      sul Volturno il cannone;


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