140siciliano e il vento dell’ignoto
destino e il suo volere. Poi s’accosta
al bianco letto che dà i profondi sonni, [Il letto]
ove il lin rude par che di sale odori
(lavato in mare e torto su lo scoglio?) 145ma il cuore è insonne, riposare non può.
Ei crolla il capo e dice: “Spartirò
le mie semente.„ Si china; piano scioglie
la bocca al sacco; e ripone la corda.
VII.
S
EDUTO sta; le sue semente ei sparte,
150faville d’oro dall’una all’altra mano.
Sparte e col soffio ventila come fa
esso il colono che non mai fece altra arte. [Il colono]
La man non falla quando l’occhio s’inganna:
sa come pesi nella palma il buon grano. 155Tenne la spada ed or terrà la marra.
Mezzo novembre avran repente e chiaro
l’opre, poiché non anco Aldebarano
sorse dal mare ed ecco il Maestrale
porta il sereno a chi vuol seminare. 160“O cuore, o cuore, entra nella tua pace!„
Gli àlbatri intorno soli rosseggeranno,
cui tolta fu la terra lavorata.
“Guardiamo innanzi, all’alba che verrà!„