che ben ricorda ch’era primavera.
Così racconta la madre canuta; 65e guarda sopra i gioghi di Gallura
la falce della luna che tramonta;
e guarda verso il mare la Caprera
ove dorme il Leone in sepoltura
con un respiro che solleva l’onda. 70E un’altra madre viene su la soglia
d’un’altra casa e guarda un’altra altura
e un altro mare, il mar di Siracusa
e l’Etna grande che nell’ombra fuma;
e prega in cuore e dice: “O creatura 75del sangue mio, quando ti rivedrò?„
Odorano le selve alla riviera
con frutta d’oro; cantano alla luna
le ciurme prima ch’ella si nasconda:
trema la rete, palpita la vela. 80E un’altra madre viene su la soglia
d’un’altra casa, là nella remota
Italia, là sul Garda ove Peschiera
sorge custode nella sua cintura
forte, ove il Mincio memore saluta 85i campi di battaglia. E un’altra ancora
prega in silenzio e guarda la pianura
tra l’Oglio e l’Adda ove la primavera
fu cerula di molto lino. E ancora