e la mano che torturò la carne immonda, che trattò la ghiaccia
e il fuoco, la pece e il piombo, gli sterpi e i serpi, il fango e il sangue,
tocca segrete corde e nel silenzio fa il divin concento 110ch’ella può sola.
Cammineremo noi ne’ tuoi cammini? O imperiale
duce, o signore dei culmini, o insonne fabbro d’ale,
per la notte che si profonda e per l’alba che ancor non sale
noi t’invochiamo!
Pel rancore dei forti che patiscono la vergogna,
pel tremito delle vergini forze che opprime la menzogna,
noi ti preghiamo!
Per la quercia e per il lauro e per il ferro lampeggiante,
per la vittoria e per la gloria e per la gioia e per le tue sante
speranze, o tu che odi e vedi e sai, custode alto dei fati, o Dante, 121noi ti attendiamo!