Monna Lavinia in veste d’oro fino
danza a suono di piffari e viuole.
5La mensa d’ogni frutto e fior redole,
reca d’ogni ragion confetti e vino.
In quell’ora il signor di Camerino
soffia a Carlo Barciglia sue parole.
E il gobbo invesca Filippo di Braccio. 10Mastro d’inganni è il bastardo: ei sghignazza
pensando a Giovan Pavolo e a Zenopia.
E, mentre Astorre nel fraterno abbraccio
sorride, su Peroscia che gavazza
versa una negra iddia la Cornucopia.
IV.
Dorme col suo bagascio Simonetto
che in vita non conobbe mai paura;
ed Astorre non sa che in sepoltura
è per mutarsi il nuzial suo letto.
5“Griffa! Griffa!„ Il perduto giovinetto
apre tutte le porte alla congiura.
Ecco primo il bastardo. Ei raffigura
il grande Astorre al grande ignudo petto.