Non la foglia di lauro ma d’assenzio
5rugumando, ei tornò nel tardo autunno
alla tua terra che gli diede un’arca.
E dalla Sorga a lui verso il Bisenzio
mandò la gloria il suo divino alunno.
L’epitafio da te s’ebbe, o Petrarca.
VIII.
E Guido del Palagio, il Fiorentino,
non mandò egli sue canzoni al banco
di Porta Fuia, al mercatante Bianco,
all’orfano di Marco di Datino?
5Guido le belle rime e l’angioino
fiordaliso donavagli il Re franco.
Per le terre a far paci, non mai stanco,
sen giva il vecchio vestito di lino.
“Probitas„ scrisse il re nel suo diploma.
10Cantava Guido: “O gentil popolano,
sia chi si vuole, ascolta il mio latino!„
E l’orfano di Marco di Datino
ripetea, tra la rascia e il pannolano:
“Recatevi a memoria l’alta Roma!„