percotendo gli scudi sospesi 300alle porte dei templi,
quando escivan dal bianco Teatro
pieni il petto del ditirambo
religioso
cui Eschilo dato avea l’angue 305e la torcia dell’insonne Erinni.
“Patria! Patria!„ E con ambo
le braccia cingean le colonne
pure, sorelle degli inni.
Percotiamo gli scudi chiamando 310il dolce e terribile nome,
suggello di labbra più sante.
Colui che oggi sale il Monte
Tarpeo, l’amò d’alto amore
ché l’udì dalle labbra di Dante. 315“Italia! Italia!„
Una voce d’iroso dolore
dall’adriatico mare,
dal mare che chiude altri morti,
dal mare che vide altre onte, 320ripete oggi il grido, ahi, vano. E il cuore
anco spera? E la fede non langue?
Calpesta dal barbaro atroce,
o Madre che dormi, ti chiama
una figlia che gronda di sangue.