80però ch’eglino, tristi servi, in quella
voce riconoscessero l’antica
lor giovinezza e la meravigliosa
verginità dell’anima primiera
che creò nella luce l’immutato 85ordine e bianco per gli intercolunnii
condusse il coro.
Cantava inconsapevole, su i giorni
e su l’opre comuni
il figlio degli Ellèni in false vesti, 90tra vane moltitudini loquaci,
lungi ai marmi natali;
e in cor gli ardeva una tristezza ignota,
mentre nella remota
isola i suoi teatri pel notturno 95silenzio biancheggiavano e la vota
scena attendeva l’urto del coturno.
“Egli è morto, l’Orfeo dorico è morto!
Sicelie Muse, incominciate il carme
fùnebre! O rosignoli, annunziate 100ad Aretusa ch’egli è morto e il canto
morto è con lui, e il latte non fluisce
più, né dai favi il miele, ché perito