Ma silenzioso fu il cenno
del dio che vivea nel mio petto
e nella olimpica notte. 1925E della notte remota
sovvennemi, del giovinetto
deliro che s’ebbe i due doni
da Libero e da Citerea,
il tumido grappolo e il seno
femineo, quando
laggiù su l’incude celeste 1932sfavillava il cuor del titano.
E dissi: “O Zeus, tu anche
tu anche mandami un segno
su le vie della Terra.
Per togliere tutti i miei beni,
per cogliere tutti i miei pomi,
improbe fatiche sopporto, 1939mostri multiformi combatto
che mi precludono i varchi,
ma più terribili quelli,
ahi, ch’entro me di repente
insorgono dalle profonde
oscurità dove torpe
il fango delle geniture!„ 1946E, movendo i passi per l’Alti,
scorgere parvemi l’ombra
dell’indovino di Zeus,
il responso udire improvviso: [Il responso]
“Combattere e vincere i mostri