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DELLA TERRA E DEGLI EROI

verso le pietre infrante
1750che mute dormivan sul suolo
augusto, simili a torme
di atleti dalle bianche
clamidi nella vigilia
dei Giuochi sotto il plenilunio
d’ecatombeone giacenti.
Quasi un baglior d’occhi insonni
1757parea palpitar nelle moli
dissepolte; e d’orrore
tremavami l’anima in petto,
andando, ché toccar temea
col piede incauto la vita
eroica meditante
al conspetto degli astri
1764lo sforzo per l’alba ventura.

Tra le mozze colonne
del tempio di Era m’apparve
la tavola d’oro e d’avorio
opra del sottile Colòte,
ove gli Ellanodici
ponean le corone d’ulivo
1771selvaggio. Alle nari
mi giunse l’odor delle calde
ceneri sacrificali
che faceano un tumulo ingente.
Vestito di lino era il mio
silenzio. Giammai nei perigli
l’anima mia s’era armata


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