noi ti vedemmo sul carro
che Atene ti diede, ben saldo
come su trireme rostrata; 1582e in te l’acuto sorriso
era qual tempra nel ferro.
E te, Pericle, anche vedemmo, [Pericle]
o artefice della saggezza,
te nato d’occulta sirena
e di colui che a Micale
fu vincitore nel nome 1589d’Ebe giovinetta ridente;
te anche vedemmo, che avevi
nel gesto nel passo nel verbo
nella cesarie ornata
l’ordine divino onde fulge
la pura colonna
nei Propilèi di Mnesìcle, 1596nel Partenone d’Ictìno.
Ma Alcibiade, lo snello [Alcibiade]
pantère versicolore
che Diòniso amico
èccita col batter del piede,
l’auriga che al carro dall’asse
d’oro agitava i cavalli 1603più rapidi, chiamammo
per nome. Grandissime offerte
ei seco recava, ricchezze
insigni, per dare
per dar grandemente. Io gli chiesi: