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DELLA TERRA E DEGLI EROI

ché agli ospiti cela il suo stato.
Ma tu, o madre mia forte,
che mi generasti con tante
grida nel mese fecondo
che da Marte si noma,
959entrando il Sole nel segno
dell’Ariete durocozzante,
mentre passavan sul nostro [Inno alla madre mortale]
tetto col volubile nembo
i pòllini di primavera,
tu subitamente svelato
m’accoglierai tutto qual sono
966nella luce del tuo dolore.

Qual sono, per te sarò sacro,
per te gloriosa in patire
e resistere, o madre!
E tu, che immota rimani
a costringer nelle tue braccia
come in ferrea zona la casa
973fenduta dai fulmini, il soffio
dell’immenso mondo
in me sentirai vorticoso,
senza terrore, e tutto
saprai, pur quello che ignoto
mi sta nel profondo, pur quello
che sta nel Futuro, inspirata
980di conoscenza celeste.
E mi dirai: — O figlio,
t’ho fatto di vita sì breve


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