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DELLA TERRA E DEGLI EROI

Tali volgea pensieri
840il Re sul ponto oscurato.

O Itaca dura di rupi,
l’ombra che tu protendesti
nell’occaso del Sole
tal fu per l’anima mia
qual pel figlio della dogliosa
nereide lo stigio lavacro!
847Caduto era ogni soffio.
Nelle anse di Same sonore
placavasi il rombo
come nelle ritorte
bùccine quando il dio cessa
d’enfiarle col labbro salino.
Simili a sarisse di bronzo
854nel macigno confitte
i lacrimabili cipressi,
interrotto il gemito amaro,
parevano pronti a ferire.
Scorgeasi la glauca Zacinto
lungi, e il Cillene, e la costa
crassa cui nutre di molta
861rapina il selvaggio Achelòo.

Salir vidi un placido fumo
allora, di tra gli oleastri
che coronan col segno
del buon lottator la Petrosa;
e dolsemi il cor dentro al petto,


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