io guatava con occhi arsi,
sentendo in me parole alzarsi
confuse, come chi delira.
Dietro di me la casa umana,
spenta e di cure ingombra, 448ove dormivano i servi,
gemeva a quando a quando vana
come una lira senza nervi.
E parve a un tratto, lontana
con la sua doglia
senza ritorno, lasciarmi
nella solitudine solo. 455Il mio palpito stesso
e la rapidità dei lampi
si confusero allora;
furono una forza concorde
che lottò con la più alta ombra,
toccò Galassia e i campi,
agitò il sonno dell’Aurora, 462svegliò tutte le corde.
E io dissi: “O mondo, sei mio!
Ti coglierò come un pomo,
ti spremerò alla mia sete,
alla mia sete perenne.„
E d’essere un uomo
più non mi sovvenne, 469poi che il mio cuor palpitava
su la terra e nel cielo
con un palpito sì grande.