ricchi i suoi schiavi,
non sé tanto possente
né di tanto feroci spirti 252pieno il suo dolce cuore.
Io ti saziai,
o mia carne, ti saziai
come l’alluvione
sazia la terra
che più non la riceve
ed è sommersa. 259Fiumi perigliosi
precipitarono ruggendo
sopra di te perduta.
Fosti talora
come uva premuta
da fiammei piedi;
talora come neve 266segnata di vestigia
cruente, d’impronte oscure;
talora come inerte
gleba; e parvemi ch’io sentissi
in te serpere ignote
radici e udissi lunge
stridere su la cote 273forse una scure.
Furonvi donne serene [Le donne]
con chiari occhi, infinite
nel lor silenzio