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DELLA TERRA E DEGLI EROI




XX.

E
NOTRIO, in memoria dell’ora

santa che versò d’improvviso [Saluto al Maestro]
il fuoco pugnace de’ tuoi
spirti su la mia puerizia
imbelle, alle tue prime cune
io peregrinai santamente.
8029E purificai le mie mani
nelle acque alpestri che, irose
contra macigni superbi
più che marmi di simulacri,
schiumeggiano presso la casa
umile dove nascesti,
sorelle della corrente
8036Strophia dinanzi la porta
del re d’inni Pindaro in Tebe.
Duro è il Teumesso, e il suo sprone
è come ginocchio proteso
d’oplìte in resistere all’urto.
Ma il tuo Monte Gàbberi è duro
più del Teumesso, o mio padre;
8043è come uno elmetto d’eroe.

Ha forma d’aulòpide, cara
a Pallade e a Pericle, il monte,
con la visiera e il nasale.
E l’aspra virtude apuana
sembra guatar per i fóri
le navi sul mar di Liguria
8050e noverare le forze


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