Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/274


LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

latèbra si fece sonora
di quel peane che udito
6916avea nell’isola d’Aiace.
E vidi in carne verace
le gioventù sovrumane
(non tale era Achille sul punto
di partirsi da Sciro
e Patroclo Actòride prima
che agli òmeri suoi rivestisse
6923l’armi funeste?) irraggiare
lo spazio con lo splendore
d’una nudità che, construtta
di ossa di nervi di vene
di muscoli e di tutta
la potenza carnale,
splendeva su l’anima come
6930spirital bellezza grande.

Tra la luce d’Omero
e l’ombra di Dante
pareano vivere e sognare
in concordia discorde
quei giovini eroi del Pensiero,
fra la certezza e il mistero
6937librati, fra l’atto presente
e la parola futura.
Ciascuno la sua ossatura
creato avea dall’interno [Lo spirito artefice del corpo]
del suo spirto, artefice ardente
del suo simulacro vitale;


- 260 -