nelle acque di Leucade, il grande
piloto eversore di mura 6888tenére nel pugno la scotta.
E, in verità, fu quella
l’ultima volta che il cuore
mi vacillò di fiacchezza
e d’ebrezza torbida; quello
fu l’ultimo mio smarrimento,
e l’ultimo affanno 6895della solitudine verso
l’amore; e fu l’ultimo indugio,
e l’insegnamento supremo.
Onde il mio poter, fatto scemo
dalla frode dal dubbio
e dal disgusto, risorse
in plenitudine nova 6902su l’orlo dei baratri cupi.
Oleastri d’Itaca, rupi
di Delo divina,
cielo della Sistina,
luci della mia conoscenza,
da voi mi venne sentenza
dura per vivere in terra; 6909e voi siete i miei luoghi santi.
Tutte le colpe e i castighi
e le minacce e i vaticinii
si oscurarono allora
ai miei occhi; e la immane