IENO era il giorno, o figli, era il Sole imminente;
95e tutto il silenzio dei mari l’adorava offerendo
al suo fuoco l’aroma
del sale purificante, la felicità dell’onda,
della rupe immobile, dell’alga vagabonda,
della ferrea prora, 100il promontorio fulvo come leone in agguato
con proteso l’artiglio, il golfo dominato
dalla città che dolora
nelle sue mura ansiosa, e i vitrei meandri
delle correnti, e i gemmei limitari degli antri 105che solo il vento esplora.
Tutto era silenzio, luce, forza, desìo.
L’attesa del prodigio gonfiava questo mio
cuore come il cuor del mondo.
Era questa carne mortale impaziente 110di risplendere, come se d’un sangue fulgente
l’astro ne rigasse il pondo.
La sostanza del Sole era la mia sostanza.
Erano in me i cieli infiniti, l’abondanza
dei piani, il Mar profondo.
115E dal culmine dei cieli alle radici del Mare
balenò, risonò la parola solare:
“Il gran Pan non è morto!„
Tremarono le mie vene, i miei capelli, e le selve,
le messi, le acque, le rupi, i fuochi, i fiori, le belve.