Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/229

DELLA TERRA E DEGLI EROI

prima ch’egli escisse compiuto
5628maschio dalla matrice.

Ma quelle miserie e quei morbi
e quelle follie,
insanabili, al mio male
non eran fraterni
se non per il silenzio
e per la sete,
5635perché taceano e avean le labbra
della sete mortale.
E cessai di guardare.
Tenni gli occhi inclinati
al riverbero bianco
delle selci, solo
con la mia febbre errabonda.
5642E quando il ginocchio stanco
sentii flettere e pesarmi
il cuore così che mi parve
quasi dolce cader senz’armi
su l’immonda via qual giumento
che più non vuol trarre le some,
mi fermai nel trivio deserto
5649e dissi al mio cuore il mio nome.

E, in quella guisa che il rude
cacciator nella selva
sonora col sibilo chiama
la muta dei veltri dispersa,
radunai con lo squillo


- 215 -