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DELLA TERRA E DEGLI EROI

O Poggio Gherardo, le vecchie
tue mura gialleggiano come
su i nodi delle viti
il lichene. E sta Vincigliata
3465morta in un negrore di lance.

Odo i colpi iterati
dei ronchetti, odo le cesoie
dei potatori. Uomini veggo
poggiar le scale ai tronchi,
salire, attendere all’opra.
Tanta è la bontà della terra
3472che forse i sermenti recisi
a piè degli arbori mondi
non periranno ma forse
faranno radici. Pur fende [Ver blandum]
la terra ancor qualche aratro,
e splendono i buoi tra gli olivi
e tra gli oppi: chiuse han le froge
3479nelle gabbie di giunco
perché ghiotti son di germogli
e cimare osano i rametti
se passan rasente, bramosi
fors’anco di quelle vermene
che sorgon per nesto in corona
dalle piaghe dei tronchi
3486spalmate di màstice roggio.

Il bifolco gli incìta;
e certo egli è roco, già vecchio.


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