Pagina:D'Annunzio - La figlia di Iorio.djvu/84
- come fossi nell’ombra della morte.
- Ed ecco d’improvviso entrare quivi
- tutta tremante questa creatura.
- I mietitori la perseguitavano,
- cani!, che la volevano conoscere.
- Ed ella ci pregava la salvezza.
- E niuno di noi, Cosma, si mosse.
- Sola la mia più piccola sorella
- corre e s’ardisce chiudere la porta.
- Ed ecco che la porta da quei cani
- è percossa con ogni vitupèro.
- E s’apre contro questa creatura
- bocca di frode con parole d’odio.
- E il parentado vuol gittarla al branco.
- Ed ella trista presso il focolare
- chiede pietà, che non ne faccian strazio.
- Ma io stesso l’afferro e la trascino,
- per odio e frode:e trascinar mi sembra
- il mio cuore di quando era fanciullo.
- Ed ella grida, ed io sopra di lei
- levo la mazza. E le sorelle piangono.
- Ed ecco, dietro a lei, Cosma, con queste
- pupille vedo l’Angelo che piange!
- Lo vedo, o santo! L’Angelo mi guarda
- e piange, e tace. Io cado ginocchioni.
- Perdóno chiedo. E, per punire questa
- mia mano, prendo di sul focolare
- un tizzo ardente:“No, non ti bruciare!„
- grida la creatura. E poi mi dice.