Pagina:D'Annunzio - La figlia di Iorio.djvu/65


Atto I. Scena V 59
Ma questa mano trista che t’offese,
col tizzo brucerò questa mia mano.

Trascinandosi su i ginocchi andrà verso il focolare e, stando carpone, cercherà un tizzo ancóra acceso, lo prenderà con la manca, ne porrà la punta nel cavo della destra mano.

Mila
T’è perdonato! No, non ti bruciare!
Da me t’è perdonato, e Dio riceva
il pentimento. Lèvati dal fuoco!
Uno solo è il Signore del castigo;
è quello che ti diede la tua mano
per guidar le tue pecore nei paschi.
E come pascerai tu la tua mandra
se la tua mano ti s’inferma, Aligi?
Da me t’è perdonato in umiltà.
E del tuo nome io mi ricorderò
a mezzodì, ma pure mane e sera
quando pasturerai su la montagna.
Il coro dei mietitori
- Ehi là, ehi là, che è questo?
— Così ci volete gabbare?
— E noi vi sfondiamo la porta.
— Su, su, pigliamo la trave!
— Su, su, quel timone d’aratro!
— Pecoraio, tu non ci gabbi.
— Su, su, quel pezzo di màcina
rotta e gettiamola a sfascio!