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Atto III. Scena III 163


che mi scavò, quando io era
alle sue parole d’inganno
come la mia montagna rigata
dalle acque di neve! Rempietemi
il solco di quella speranza,
per ove mi corse la grazia
di tutti i miei giorni ingannati!
Cancellate da me ogni traccia!
Fate che udito e creduto
io non abbia giammai! Ma, se questo
da voi non si può, s’io son quello
che udii credetti sperai,
quello che adorai l’Angelo iniquo,
mozzatemi entrambe le mani,
nel sacco di cuoio cucitemi
Lonardo, non lo porre da banda
e gittatemi nella fiumana
ch’io vi dorma settecent’anni
ch’io dorma sott’acqua, nel gorgo
profondo, ancóra settecent’anni
e più non mi ricordi che il giorno
di Dio ha illuminato quegli occhi!
Ornella
Mila, Mila, è l’ebbrezza del vino
misturato, del beveraggio
ch’ebbe dalla madre a consólo.
La turba
- Scioglilo, Iona. Ha il delirio.