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160 | LA FIGLIA DI IORIO |
- rancura, odio antico nudrivo.
- Tu lasciasti l’asce nel ceppo.
- Ora uditemi, gente di Dio.
- Una grande potenza venuta
- era in me sopra lui vincolato.
- Quasi notte faceva nel luogo
- maligno. Imbestiato il suo padre
- presa m’avea pe’ capegli
- e mi trascinava furente.
- Ei sopraggiunse e su noi
- si gettò per difendere me.
- Rapidamente brandii
- l’asce, nell’ombra; colpii,
- forte colpii, sino a morte.
- Sul colpo gridai:“L’hai ucciso!„
- Al figlio gridai:“L’hai ucciso,
- ucciso!„ Potenza era in me grande.
- Parricida lo fece il mio grido
- nell’anima sua ch’era schiava.
- “L’ho ucciso!„ rispose; nel sangue
- tramortì, più altro non seppe.
Candia con ambe le braccia, scossa da un fremito quasi di belva, afferrerà il figlio ridivenuto suo. Da lui si distaccherà, con violenza selvaggia si avanzerà verso la nemica. Ma le figlie la tratterranno.
- Il coro delle parenti
- - Lasciatela! Lasciala, Ornella!