- — Sguisciò dentro la cagna randagia
- quando la Cinerella spargeva
- su Vienda il suo pugno di grano.
- — Di sùbito fece la sorte.
- — E la mala febbre appiccò
- di sùbito al giovine soro.
- — E tutte noi contro gridammo
- e fu vano gridare. Avea l’arte.
- — È vero. Ora sì, dice il vero.
- — Laudato Gesù che fa luce!
Aligi starà a capo chino, col mento in sul petto, sotto l’ombra del velo, intento all’orribile conturbazione dell’anima sua, già scorrendogli per le vene la virtù del beveraggio.
- Aligi, scotendosi, con violenza
N o, no, non è vero. T’inganna,
- non la udire, popolo giusto;
- questa creatura t’inganna.
- Tutti e tutte le stavano contro,
- e così le facean vitupèro.
- E io vidi l’Angelo muto
- dietro a lei. Con questi occhi mortali
- che non debbon vedere la stella
- di questo vespro, io lo vidi
- che mi guardava e piangeva.
- O Iona, miracolo fu
- per mostrare ch’ell’era di Dio.