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148 LA FIGLIA DI IORIO


i nomi che il battesmo v’impose,
che m’eran le mie foglie di menta
in bocca, le mie foglie odorose,
che mi davan freschezza e piacenza
fino al cuore nel mio pasturare;
e me li sento qui a sommo
e poterli dire vorrei,
e non vorrei sorso d’altro
consólo pel mio trapassare.
Ma non più nominarvi m’è dato.
E s’appassiranno i bei nomi;
e non li canterà l’amor vostro
sotto la finestra al sereno;
ché nessuno vorrà le sorelle
di Aligi. E ora il miele è veleno!
Scacciatemi via come cane,
anche voi scacciatemi via,
battetemi, scagliatemi sassi.
Ma, prima di scacciarmi, soffrite
ch’io vi lasci a voi sconsolate
le due cose ch’io sole posseggo,
che questa gente cristiana
vi porta:la mazza di sànguine
dov’io feci le tre verginelle
a simiglianza di voi
per avervi compagne su l’erba;
la mazza, e l’Angelo muto
ch’io lavorai col mio cuore,
ahimè, dov’è la macchia tremenda.