Pagina:D'Annunzio - La figlia di Iorio.djvu/154
- i nomi che il battesmo v’impose,
- che m’eran le mie foglie di menta
- in bocca, le mie foglie odorose,
- che mi davan freschezza e piacenza
- fino al cuore nel mio pasturare;
- e me li sento qui a sommo
- e poterli dire vorrei,
- e non vorrei sorso d’altro
- consólo pel mio trapassare.
- Ma non più nominarvi m’è dato.
- E s’appassiranno i bei nomi;
- e non li canterà l’amor vostro
- sotto la finestra al sereno;
- ché nessuno vorrà le sorelle
- di Aligi. E ora il miele è veleno!
- Scacciatemi via come cane,
- anche voi scacciatemi via,
- battetemi, scagliatemi sassi.
- Ma, prima di scacciarmi, soffrite
- ch’io vi lasci a voi sconsolate
- le due cose ch’io sole posseggo,
- che questa gente cristiana
- vi porta:la mazza di sànguine
- dov’io feci le tre verginelle
- a simiglianza di voi
- per avervi compagne su l’erba;
- la mazza, e l’Angelo muto
- ch’io lavorai col mio cuore,
- ahimè, dov’è la macchia tremenda.