Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Atto II. Scena VIII | 119 |
Si udrà ancóra la sua voce rauca e disperata, mentre Lazaro chiuderà a Mila lo scampo.
- Mila
- ligi, Aligi, Dio ti vaglia!
- Dio ti vendichi! Non disperare.
- Forza non ho, forza non hai.
- Ma, finché m’è in bocca il mio fiato,
- sono di te, sono per te!
- Abbi fede. L’aiuto verrà.
- Fa cuore, Aligi. Dio ti vaglia!
SCENA OTTAVA
Mila starà con gli occhi fissi a quella parte, con l’orecchio teso per cogliere le voci. Nella breve tregua, Lazaro scruterà la caverna insidiosamente. Si udrà in lontananza il cantare di un’altra compagnia trapassante pel valico.
- Lazaro
- emmina, or hai tu veduto
- che il padrone son io. Do la legge.
- Rimasta sei sola con me.
- Si comincia a far sera; e qui dentro
- è già quasi notte. Paura
- non avere, Mila di Codra,
- né di questa mia cicatrice
- se accesa la vedi, che ancóra
- mi ci sento batter la febbre...
- Accòstati. Consunta mi sembri.