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118 | LA FIGLIA DI IORIO |
Accorreranno due bifolchi membruti, portando le corde.
- i s’è ribellato costui!
- Maledetto fu sin nel ventre
- e per tutti i suoi giorni e di là.
- Lo spirito malo gli è entrato.
- Guardatelo, senza più sangue
- la faccia. O Ienne, tu prendilo.
- O Femo, hai la corda, tu legalo.
- Legatelo e gettatelo fuori
- ché io non mi voglio macchiare.
- E correte a chiamare qualcuno
- che l’escongiurazione gli porti.
I due bifolchi si getteranno su Aligi per sopraffarlo.
- Aligi
- ratelli in Dio, non fatemi questo!
- Non ti perdere l’anima tua,
- Ienne. Ti riconosco. Di te
- mi rammento, quand’ero bambino,
- che venni a raccoglier l’olive
- nel tuo campo, Ienne dell’Eta.
- Mi rammento. Non farmi quest’onta,
- non vituperarmi così!
I bifolchi lo terranno serrato e cercheranno di legarlo, trascinandolo, mentre egli si divincolerà.
- Ah, cane! Di peste perissi!
- No, no, no! Mila, Mila, corri,
- prendimi là un ferro. Mila! Mila!