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Atto II. Scena VII 115


Lazaro
Io ti son giudice. Chi
sono io a te, pel tuo sangue?
Aligi
Voi siete il mio padre a me caro.
Lazaro
II
o sono il tuo padre; e di te
far posso quel che m’aggrada,
perché tu mi sei come il bue
della mia stalla, come il badile
e la vanga. E s’io pur ti voglia
passar sopra con l’erpice, il dosso
diromperti, be’, questo è ben fatto.
E se mi bisogni al coltello
un manico ed io me lo faccia
del tuo stinco, be’, questo è ben fatto;
perché io son padre e tu figlio,
intendi? E a me data è su te
ogni potestà, fin dai tempi
dei tempi, sopra tutte le leggi.
E come io fui del mio padre,
tu sei di me, financo sotterra.
Intendi? E se del cervello
questo ti cadde, io tel riduco
in memoria. Inginòcchiati, e bacia
la terra, ed esci carpone,
e va senza volgerti indietro!