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- tu non parevi già dispietata,
- tu che ci pregavi pietà.
- E tu mi dimandasti il mio nome
- per volermi in lode nomare!
- E al mio nome è fatta vergogna
- mane e sera nella mia casa,
- e vituperata e cacciata
- io sono in disparte, ché ognuno
- grida:“Eccola dunque colei
- che mise la spranga alla porta
- perché dentro restasse il malanno
- appiattato nel focolare„.
- E più non posso. E dico:“Piuttosto
- cavate le vostre coltella
- e a pezzi stracciatemi„. Questa
- è la mercé, Mila di Codra.
- Mila
- È giusto, è giusto che tu
- mi percuota, è giusto che tu
- m’abbeveri in questa amarezza,
- con questo patimento accompagni
- la mia colpa nel mondo di giù.
- Forse per me il sasso e la stipa
- e la paglia e il legno insensato
- parleranno, e l’Angelo muto
- che al fratel tuo è vivo in quel ceppo
- e la Vergine senza il suo lume
- parleranno; e non io parlerò.