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PAGINE DEL DIARIO 47

cecca, come un vecchio archibugio carico di polvere umida. Luigi Rizzo pensa al Colleoni.

Eccoci fuori, eccoci tutti in piedi. Respiriamo le stelle, come il fabbro respira le faville della sua fucina. Il cielo è stellato, il mare è stellato. Lo spirito è stellato. Se bene la seconda ora dopo la mezzanotte sia per spirare, le luminarie della costiera da Zurcovo a Volosca non sono spente. Il vento della velocita è a noi acerbo di primavera precoce. Se l’allarme è trasmesso almeno alla Farasina, andiamo incontro a un’altra ora bella.

Ci bisogna ripassare per la strozza. Questo nemico non stritola ma rece. Luigi Rizzo non si sazia di lodarne la triplice bontà, sotto il vocabolo del condottiere bergamasco.

Alle due e cinque minuti accostia-