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26 L’ARMATA D’ITALIA

bene polito, contemplano lungamente la lor gallonata persona nel cristallo fedele, ed esclamano poi con un suono tra di meraviglia e di compiacimento: — Io sono un ammiraglio! — E lo stesso atto fanno a sera, prima di coricarsi. E questo è tutto.

Perché mai il Ministro della marina lascia l’armata, di continuo, nelle mani di questi innocenti? Perché mai il Ministro non dà ascolto alla publica voce che chiede a comandante permanente dell’armata un uomo il quale sappia davvero comandarla e nel quale gli officiali e i marinai abbiamo fiducia: o l’Acton o il Saint-Bon?

Una regola da lungo tempo invalsa è quella di deprimere e di allontanare dalla marina gli uomini di maggior virtú, gli uomini che meglio di tanti altri potrebbero o tenere il comando o dirigere le opere di ordinamento o intraprendere riforme e studii. La regola che certo vien dettata da