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L’ARMATA D’ITALIA 117

fumava tabacco di Dalmazia, alla palpitante ombra della vela latina; e pensava forse la sua bella in Dignano e il vino di Dignano che ha il profumo delle rose di maggio.

Oh Civitanova, tutta di fiamma nel tramonto, a specchio dell’immobile mare, rammenti tu la mia salutazion solenne nel nome del tuo divino figliuolo?

Ma quell’avventura lirica, per circostanze speciali, fu cagione ch’io mi trovassi per qualche tempo in mezzo a gente marina e ch’io potessi agevolmente portare su le cose navali quel medesimo spirito di osservazione che avrei portato nello studio d’un fenomeno d’arte. Mi misi all’opera con grande ardore, poiché quella materia mi attraeva; e raccolsi una messe abondante. Venuta l’occasione, ho trebbiato. Ecco tutto.

Io non sono e non voglio essere un poeta mero. Al perfetto rimatore Théo-