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112 L’ARMATA D’ITALIA

conta i giorni e, pensando alla fine del suo duro servizio, si consola dell’indifferenza che han per lui i capi. Il marinaio non può, naturalmente, amare e stimare i suoi capi, quando non si sente né stimato né amato da loro. La disciplina diventa per lui una specie di schiavitù, a cui egli piega il collo con la pazienza del giumento che sta sotto il giogo. Compie il dover suo, aspettando la liberazione.

Tuttavia, per la tenace fierezza del buon sangue italico, per la nativa generosità della razza, per la santità delle tradizioni, egli si farà serenamente uccidere, quando verrà l’ora, anche sapendo d’esser condotto alla morte senza utilità e senza speranza. E se la sua nave andrà a picco, avrà certo, come quel glorioso Re d’Italia, tutte le bandiere inalberate.