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Ippolito, cantando:

O Amor, vile tiranno,
tu non sei sazio mai!
Morte, se chiamerai,
con gioja i servi udranno.

Vider già ne’ dolenti
sogni tua signoria,
videro i fiumi lenti
ove sotto l’ombria
taciti, in compagnia,
al fin discenderanno.

Quivi stagna tra molto
erba l’acqua del Lete.
Chi ne beve una volta,
poi non avrà più sete.
Alti, ne la quiete,
i papaveri stanno.

La cicuta e il solatro
e il giusquïamo bianco
metton ne l’ombra un atro
fiore, un fior tardo e stanco.
Quivi i servi, in su ’l fianco
piagato, giaceranno.