Pagina:D'Annunzio - L'Isottèo-La Chimera, Milano, Treves, 1906.djvu/23


Ella tacque; ed il capo inchinò mite:
ne li occhi le ridea novo pensiere.
Tutta quanta di porpora una vite
saliva da l’inferior verziere,
e le bacchiche foglie colorite
mesceansi con le rose a le ringhiere.
Avean piegato un dì li aspri sermenti
a la copia de’ grappoli rubenti
che il padre Autunno infranse ne ’l bicchiere.

Ella disse ridendo: — Io pongo un patto,
vago sire, a la mia dedizïone.
— Il vago sire — io dissi — accoglie a ’l tratto
quel ch’Isaotta Guttadàuro pone. —
Ed ella: — Quando un sol grappolo intatto
ne’ vigneti che bagna il Latamone
lungh’esso il chiaro colle solatìo
troveremo, io sarò pronta a ’l disìo
vostro e sarete voi di me padrone. —